giovedì 29 maggio 2008

Due appelli importanti

Assisto con preoccupazione al clima di intolleranza e di paura che sta montando in Italia contro minoranze etniche e categorie deboli come i rom e, più in generale, gli extracomunitari (ma la stessa cosa potrei dirla per altre categorie: che dire degli omosessuali?). Sarà che io con alcuni di essi ho a che fare ma i racconti di ciò che sta accadendo da un paio di settimane mi fanno davvero male: persone che non delinquono e che hanno come unica colpa quella di non avere un pezzo di carta hanno rischiato di trovarsi catapultati in un paese che ormai non è più il loro, nel quale non hanno niente e nessuno e che sono stati "graziati" solo grazie all'intervento della persona giusta! Ma cosa vale di più, un pezzo di carta o l'essere qui, vivi, in carne ed ossa? Forse un uomo se non ha un certificato non è più un uomo? Ma che razza di civiltà è questa?

Come cristiano non posso non sentirmi ferito da questa intollerabile violenza, e mi stupisco di come tanti altri cristiani invece non ci facciano caso... Ricevo quindi con gioia un appello che viene da un gruppo cristiano di Torino (Chicco di senape) riguardante proprio queste tematiche. Potete trovare il testo completo sul sito http://www.chiccodisenape.wordpress.com/, dove chi vuole può anche sottoscrivere l'appello. Pubblico qui solo alcuni estratti:



Il volto di ogni uomo è immagine di Dio
[...]
Alcuni italiani credono che il rifiuto di chi è ritenuto "diverso" crei sicurezza per il territorio. Il bisogno di sicurezza appartiene ad ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo: la sicurezza è diritto e speranza di ogni uomo. E' il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione nel nostro prossimo.
[...]
Sappiamo che occorre governare fenomeni sociali complessi: offrire un'informazione che aiuti a comprendere la complessità del reale e non a proporre false equazioni tra immigrazione e criminalità seminando odio e paura.
[...]
Crediamo che si costruisca sicurezza laddove si costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, dove i cittadini partecipano alla vita comune.
Come credenti ricordiamo la preghiera di Gesù nell'ultima cena, quando affida al Padre i suoi chiedendo che tutti siano uno, come Lui e il Padre sono uno. Indicava così nell'essere uniti e coesi il valore più prezioso, lasciando come testamento uno stile di vita. Non possiamo dimenticare questa richiesta ai discepoli di essere strumento di unità.
Chiediamo ai fratelli credenti, ai figli di Abramo, uomo dell'accoglienza della volontà di Dio e di ogni ospite che si affaccia alla sua tenda, di non abbandonare la speranza e di lottare perché nel volto di ogni uomo sia rispettata, riconosciuta ed amata l'immagine di Dio.
E chiediamo ai nostri Pastori di accompagnare con voce forte la presenza del messaggio di amore che il Cristo ha affidato ai suoi, sostenendo ogni azione di servizio ai più deboli, nella tradizione dei discepoli dell'unico vero Maestro, che non ha rinunciato a combattere e denunciare ogni ingiustizia.
Il grido dell'Apocalisse (3, 15-16) "... conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca" scuota le nostre coscienze.


Credo davvero che sarebbe opportuno un grido forte e autorevole da parte dei rappresentanti della Chiesa contro ogni forma di discriminazione e di intolleranza: non sono più importanti temi come questo, che riguardano direttamente la vita di molti fratelli, piuttosto che le preoccupazioni sul sostegno alle scuole cattoliche o sui rifiuti in Campania? C'è davvero da rallegrarsi di questa nuova fase politica che si è aperta e che già sta facendo simili danni?

Ne approfitto per accogliere e diffondere un'altro appello simile al precedente che arriva da un'altra coraggiosa associazione cristiana (Pax Christi) che ha il coraggio di gridare contro ingiustizie spesso taciute o solo sussurrate dagli organi ufficiali. Trovate il documento completo sul sito dell'associazione (http://www.paxchristi.it/) o direttamente al link http://www.peacelink.it/paxchristi/a/26199.html
Lo riporto qui solo in parte, anche se vale davvero la pena di leggerlo tutto.


Documento su nomadi e migranti (Pax Christi Italia)
Lo sgombero del campo rom di via Bovisasca a Milano, il 1° aprile u.s. e ancor più l'incendio del campo di via Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, il 14 maggio u.s., hanno richiamato la pubblica attenzione, non soltanto sulle disumane condizioni di vita in cui versano migliaia di persone, ai bordi delle nostre città, senza che vengano riconosciuti loro i Diritti Umani fondamentali e garantiti quei servizi minimi che, sanciti dai Trattati Internazionali, anche il nostro Paese ha sottoscritto, ma soprattutto quella mentalità violenta ed esclusivista con cui si vorrebbe costruire la società del futuro.
Di fronte al triste spettacolo di persone spaventate e disperate, cacciate senza alcuna prospettiva, che nella concitazione del momento perdono molte delle loro povere cose, compresi - in alcuni casi - i documenti che ne attestano l'identità; di fronte agli occhi impauriti dei bambini che, allontanati dai quartieri in cui avevano mosso i primi passi dell'integrazione, finiscono ad ingrossare le fila dell'abbandono scolastico; di fronte al disagio delle donne in stato di gravidanza e di molti neonati; di fronte a questo modo di intendere il servizio istituzionale e all'arroganza di semplici cittadini che si ergono a giustizieri e tutori dell'ordine pubblico ... facciamo fatica a riconoscere il volto democratico e civile del nostro Paese, così come le conquiste civili sancite nella Carta Costituzionale.
Riaffermando perciò la ferma convinzione che una società sicura e ordinata possa essere costruita soltanto sul rispetto dei Diritti Umani, universalmente garantiti, lamentiamo che la logica adombrata tanto in certi incresciosi episodi quanto nei provvedimenti discussi in queste ore, non fanno che sconfessare quelle "radici cristiane" tanto facilmente menzionate e strumentalizzate nel dibattito sociale e politico.

A tale proposito vogliamo ricordare a tutti e in particolare ai cristiani quanto Giovanni XXIII scriveva, ormai 45 anni fa, nell'Enciclica Pacem in Terris: «Ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora nell'interno della comunità politica di cui è cittadino; ed ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse (cf. Radiomessaggio natalizio di Pio XII, 1952). Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l'appartenenza, in qualità di cittadini, alla comunità mondiale».

lunedì 5 maggio 2008

Vediamo se riesco ad essere un po' più chiaro... ;-)

In questo weekend io, Ste e Fra abbiamo avuto modo di vederci e scambiare due chiacchiere (sempre interessanti e fruttuose). Abbiamo convenuto che è l'ora di iniziare un percorso insieme, nell'attesa che si concretizzi qualcosa (la casa: AAA donazione cercasi!! ;-) ). Ma di questo parleremo poi... Piuttosto, il loro spirito pratico (menomale che ci sono loro a compensarmi!!) mi ha fatto notare come dai miei post si capisca poco il progetto e le motivazioni che mi ci hanno spinto. In effetti devo riconoscere dire che un po' di ragione ce l'hanno, quando mi ci metto sono decisamente dispersivo e ripetitivo!! E allora vediamo di chiarire un po' le idee (però vi avverto, non mi sarà facile essere breve!! ;-) ).

Allora, da dove nasce questa mia spinta? Da una cosa molto precisa: aver preso profondamente coscienza che al di fuori dell'annuncio evangelico non si può trovare un senso pieno a questa vita. Molti cercano la vita in cose di questo mondo: la famiglia, il successo, la carriera, i soldi, il sesso, la bellezza... Il problema è che nessuna di queste cose in sé può dare la vita (cioè riempire la tua vita, dare un senso pieno alla tua esistenza) perché uno solo è Colui che può dare la vita: Colui che la possiede in pienezza, cioè Cristo. Fondare la propria vita su altro che non sia Cristo è seguire idoli, che senza dubbio possono dare soddisfazioni e gioie momentanee, ma che alla fine si riveleranno per quello che sono: cose di questo mondo, destinate a passare.

Io vengo esattamente da questa esperienza: una vita fondata su idoli, reso ancor più cieco dal considerarmi tutto sommato un "buon cristiano" perché praticante e di convinto di essere "persona di buoni sentimenti". Improvvisamente questi idoli sono crollati, si sono rivelati per quello che erano: illusioni, cose che la vita non la possedevano (e quindi non potevano riempire la mia), cose destinate a finire. E mi sono trovato a terra, smarrito, disorientato. E questo è accaduto in seguito ad una perdita molto cara e sofferta: come spesso accade sono i traumi inaspettati e improvvisi che ti danno una spinta, ti scuotono alle radici. Ed è proprio qui che ha potuto finalmente farsi un po' di spazio la voce di Dio, finora soffocata dai miei progetti, dalle
mie illusioni, dal mio egoismo. E' qui, in questo silenzio improvviso e profondo fatto di domande che non trovavano risposte, che ho riscoperto l'annuncio evangelico nella sua essenzialità, nella sua fondamentale importanza per ciascuno di noi. Guardandomi intorno vedo persone con sguardi spenti, che vivono la vita come fosse una lotta alla sopravvivenza. Tante persone che riempiono la vita di progetti e di occupazioni per cercare di sfuggire alla verità più evidente e più spaventosa: letta con la logica di questo mondo la vita non ha senso. Non hanno senso i fallimenti, le malattie, gli incidenti, il dolore: tutte cose che vengono a mostrare all'uomo la sua precarietà, che vengono a limitare in modo pesante la libertà d'azione e di scelta dell'uomo. E queste cose, poiché colpiscono i tuoi progetti e li distruggono, ti tolgono la vita, ti schiacciano. E infatti si cerca di vivere cercando di non pensare alla sofferenza e al dolore ma rienpiendoci la mente di bei progetti, pensando al futuro, illudendoci di vivere in eterno, sempre in salute e sempre circondati dai propri cari, anch'essi in salute, eccetera eccetera. Questa è una visione molto bella ma che non corrisponde alla realtà che ci è data di vivere.

Quale risposta allora? Che si deve fare? Abbandonare tutto e rigettare completamente ciò che può dare il mondo? No, certamente! Anzi ci sono cose importanti che il mondo può dare. Ma è fondamentale prenderle per quello che sono, avendo piena coscienza che la vita vera non sta lì: prendere quindi ciò che di buono il mondo può offrire (che è molto) ma avendo lo sguardo fisso all'annuncio evangelico, alla Parola, unico mezzo che può riuscire ad illuminare il buio nel quale spesso ci sentiamo immersi. Immerso in quel buio profondo ho trovato consilazione nella Parola, lì ho capito che la vita può essere letta con una chiave più profonda. E' lì che ha cominciato a cedere quel velo spesso che mi impediva (e spesso mi impedisce ancora) di vedere il senso della vita. L'annuncio di salvezza che quindi va posto come punto fisso della vita di un cristiano e che può cambiarti completamente, radicalmente.

Molti declinano l'essere cristiani in modi diversi, anche abbastanza pittoreschi: essere buoni, onesti, volenterosi, aiutare gli altri, fare elemosina, fare volontariato... tutte cose buone ma che sono soltanto una conseguenza di un rinnovamento del proprio essere ad opera di Cristo. Essere cristiani in definitiva significa una sola cosa: ascoltare Cristo (ricordate l'episodio di Marta e Maria? O quello del buon pastore?) e seguirlo. Solo restando radicati in Cristo, vera vite, noi tralci possiamo portare buon frutto.

Allora, quale spinta sento di aver ricevuto? La spinta a cercare di imitare l'esempio delle prime comunità cristiane, che il senso dell'annuncio evangelico lo vivevano più pienamente. E non c'è da studiare molto, basta aprire gli Atti degli apostoli per trovare ciò che mi illuminò e che sta ancora davanti a me come meta:
"Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. [...] Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo" [Atti 2, 42-47].

Questo è il modello. Raggiungerlo è certamente difficile, non mi pongo mete eccessivamente elevate. Però credo che a questo modello ci si possa avvicinare non solo nelle realtà monastiche ma anche nella società civile: è possibile fare qualche piccolo passo in questa direzione ed è proprio questo che vorrei poter fare, nel rispetto dell'individualità dei singoli e delle proprie e diverse necessità. Quindi non imporre molte regole ma cercare di camminare un po' insieme, cercando momenti di confronto tra di noi, con gli altri e con la Parola. Cercare anche di tendere la mano all'altro, che sia dentro o che sia fuori, aiutandolo concretamente anche nei bisogni materiali. Una piccola comunità, quindi, radicata nella società e senza vincoli eccessivamente stringenti, ma che sappia bene a chi tendere lo sguardo e da dove trarre la spinta per agire.