domenica 2 novembre 2008

Una vita guidata dalla carità

E' un bel po' che non aggiorniamo il blog, due parole su cosa stiamo facendo prima di passare ad breve riflessione sulla commemorazione dei defunti di oggi. Dunque, siamo sempre qua, diciamo che ci stiamo concedendo un po' di riflessione, sia personale che guidata dalle catechesi sulle 10 parole tenute dai nostri amici francescani. E' un periodo che può essere prezioso se ben vissuto (lo dico più che altro per me, che ultimamente sono distratto da tante cose). Intanto si è insediato il nuovo arcivescovo: mi sa che prossimamente ci faremo un giretto in curia... ;-)
Bene, adesso veniamo alla giornata di oggi. Sono rimasto molto colpito dal vangelo (chissà quante volte l'avrò sentito, ma oggi mi ha parlato in modo particolare) e dalle parole pronunciate dal mio parroco durante l'omelia. Il vangelo di oggi (Mt 25, 31-40) è un invito forte a vivere una vita di carità:
"ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi"
[...]
"ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli più piccoli, l'avete fatto a me".
E' davvero un invito a non lasciarsi prendere dagli egoismi, ad aprirsi all'altro concedendo sé stessi in gesti di amore gratuito, proprio come Cristo ci ha mostrato. Adesso sono distratto da varie cose, come dicevo, ma credo che in questo sia il segreto per la vera gioia. Mi tornano in mente le parole di una persona generosa, Ida, che gestisce una delle case famiglia della comunità Papa Giovanni XXIII. Tra i suoi ospiti fissi ci sono due ragazze molto problematiche e non autosufficienti e lei manda avanti spesso da sola la casa. Quando andai a farle visita le dissi, prima di venire via: "certo che ci vuole davvero un grosso coraggio e una grossa forza di volontà per fare quello che fai". E lei mi rispose più o meno così, sorridendo: "no; ci sono momenti difficili, certo, ma in fondo tutto quello che desideriamo è fare del bene e questo dà felicità". Io sono ancora lontano dal sentire questo, forse perché ancora non mi sono buttato: lei lo ha imparato per esperienza.
Ricordando poi la giornata di oggi, commemorazione dei defunti, il parroco rifletteva sulla morte, sul senso di tristezza e timore che questa presenza ci da. Ma alla luce del Vangelo e della resurrezione di Cristo noi sappiamo che la morte non è la parola definitiva, la conclusione della vita: la vita qui è un pellegrinaggio nel quale siamo chiamati a lasciarci guidare dalla carità, nella speranza della vita nuova in Cristo. Già, come diceva il Vangelo di oggi, siamo chiamati ad abbracciare la carità, a vivere nell'amore per gli altri, guidati dalla fede che supporta e sostiene la speranza. Sospiro nell'assaporare la dolcezza dell'abbandono alla carità: quale gioia più grande può esserci dell'amore gratuito?
Siamo qua, dobbiamo scegliere a cosa dedicare la nostra vita terrena: a noi stessi, rincorrendo una felicità personale ed egoistica (ma sarà poi felicità per davvero?), o agli altri, amando senza chiedere nulla e ricevendo così una gioia piena e perfetta?

lunedì 29 settembre 2008

Visita alla comunità "Il mulino" a Vicchio di Mugello

Approfittando della bella giornata e della disponibilità di tutti e tre, sabato scorso siamo stati a fare una visita alla comunità "Il mulino", nella località Casole a Vicchio del Mugello (ne avevo già accennato in un precedente blog, ci trovate anche il link al loro sito). A chi passa da quelle parti consiglio vivamente una visita alla casa: noi siamo stati accolti con grande gentilezza, nonostante il momento inopportuno che abbiamo scelto per la visita (la vigilia della festa per gli amici della comunità! erano tutti a preparare giardino, casa, pranzo...!!).
Si tratta di una bellissima realtà, nata con l'impegno (davvero grosso, anche economico) di un gruppo di persone che, alla fine degli anni '70, sentirono la spinta a seguire più fedelmente lo stile di vita delle prime comunità cristiane, come si legge negli Atti degli apostoli. Guidati dal loro catechista decisero di mettersi in gioco sul serio: acquistarono un vecchio casolare, oggi davvero splendido, nel Mugello fiorentino, iniziarono a passarci fine settimana che diventarono di volta in volta sempre più lunghi fino al completo traferimento, con l'intenzione di condividere tempo e spazi in modo completo. Questo ha dato inizio ad una realtà che oggi vanta un gran numero di benefattori e amici, che nel tempo si è aperta all'accoglienza di esterni (specialmente persone autosufficienti ma in temporanea difficoltà), all'affidamento di bambini, all'organizzazione e animazione di eventi legati alle parrocchie locali e al comune.
Ci hanno raccontato come questa loro scelta abbia dato loro momenti di difficoltà, superati grazie all'intervento di guide spirituali (adesso sono seguiti da un padre Gesuita) ma anche momenti di grande ricchezza interiore, tale da dover essere condivisa con persone esterne in difficoltà come i bambini in affidamento (questo mi sembra proprio la realizzazione pratica delle parole di Cristo alla samaritana nel Vangelo di Giovanni: "chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna"). Ci hanno parlato dei momenti di condivisione e di riflessione sulla parola, guida costante della loro vita, dell'imporanza di condividere il più possibile, anche come tempo passato insieme nel lavoro e nelle attività della giornata.
Recentemente si sono costituiti come associazione, sia per poter accedere a finanziamenti su progetto, sia per garantire una continuità a quello che hanno costruito in tanti anni.
Personalmente sono stato molto felice di questa visita, perché ciò che ha guidato loro è quello che guida anche me: la spinta a veder realizzato quell'ideale di unità e fratellanza che caratterizzava le prime comuità cristiane, nella condivisione delle sostanze e nell'ascolto della Parola. Insomma, del mulino parleremo ancora: torneremo sicuramente a trovarli, magari in momenti più opportuni. E davvero speriamo che possano continuare ancora per molto tempo a portare molto, molto frutto!

martedì 23 settembre 2008

Il primo post della Franci ;-)

Devo ammettere che la mia pigrizia non conosce confini, ci ho messo dei mesi prima di decidermi a scrivere qualcosa sul blog, e sì che il progetto di vita comunitaria mi preme, eccome! Poi la scorsa domenica sono andata dalle clarisse di Sant'Agnese, a Firenze, e ho trascorso con loro una giornata di riflessione, ed è qui che ho riscoperto che scrivere mi aiuta a sviscerare le emozioni. La verità è che sono ARRABBIATA e INDIGNATA! Se mi guardo intorno non mi piace quello che vedo, un Italia dormiente e lamentosa, individualista ed egoista, ma soprattutto INFELICE e perseverante nelle abitudini che questa infelicità alimentano! Badiamo bene, non che mi reputi migliore, ma ultimamente sento crescere in me un fuoco nuovo, la necessità di FARE, perchè questa inerzia mi fa morire dentro, mi trascina in un circolo vizioso di tristezza che cerco di tamponare con mille cose ed espedienti, per poi scoprire che tutto ciò mi da il sollievo di un attimo e subito dopo devo cercare altro che mi nutra. QUESTO NON E' VIVERE, è trascinarsi nel nulla, aspettando il traguardo che nessuno di noi può mancare. C'è solo un problema: SIAMO MORTI ANCORA PRIMA DI MORIRE. E allora SVEGLIA! Ognuno di noi può creare una "piccola" rivoluzione di amore! Quante volte abbiamo pensato di fare cose che poi non abbiamo portato a compimento e che potevano essere motivo di vita per noi stessi e per gli altri? Ci siamo fermati prima. PERCHE'? Per il giudizio altrui, perchè tutto sommato avevamo altro di "più urgente" da fare! Ed ecco che valanghe di idee meravigliose sono rimaste in un cassetto e non hanno dato i frutti che potevano. Usciamo, VI SUPPLICO, da questo stato ipnotico che non ci permette di dare. Facciamoci violenza per realizzare quella nostra piccola, grande idea che potrebbe cambiare il corso delle cose, non taciamo più, non chiudiamo più gli occhi di fronte a un'ingiustizia perchè non siamo noi a subirla. Ci vuole CORAGGIO per cambiare, ed il rischio e la fatica indubbiamente esistono, ma davvero vogliamo continuare a trascinarci, camminando su una strada parallela alla via che Dio ha scelto per noi? Cristo è morto perchè risorgessimo e allora RISORGIAMO! RISORGIAMO! E amiamo.. perchè siamo amati, anche se spesso non lo crediamo. Scrivere mi rapisce, e magari domani rileggendo questo post penserò che sono una folle, ma va bene così, è il momento di giocarsi, a costo del ridicolo, a costo della paura di cambiare.

giovedì 14 agosto 2008

Frati minori, mulini e vacanze...

Ehilà, rieccomi qua a scrivere due righe nel caldo afoso fiorentino, prima di partire per qualche giorno di mare... :-) Scusate l'assenza ma già sono pigro di mio, con questo caldo poi... :-p

Dunque, due cose in particolare. La prima è che la nostra Fra ci ha fatto conoscere i "suoi" frati: sono semplicemente fantastici, grazie Fra!!!!!!!!! E siccome la Ste (Mafalda, Fea... non so mai che nome usare!!) ci ha già fatto un bellissimo post nel suo blog, riporto quello interamente e anche il link al suo blog, merita davvero più di una visita! Il link al post (e al blog) è questo: http://nonpossofarbucato.wordpress.com/2008/08/10/senape/
Il post originale è riportato qui in fondo.

La seconda cosa è che prima di partire ho parlato col mio parroco che non solo non mi ha preso per matto, ma anzi mi ha consigliato con entusiasmo di visitare una realtà che conosce e che sembra proprio simile a quello che vogliamo metter su noi! :-DD (doppio gaudio!). Ed è pure abbastanza vicina! Si tratta della comunità "Il mulino" di Vicchio del Mugello. Hanno anche un sito internet: http://www.mulinocasole.it/
A settembre ci vedranno in visita... :-)

Con questo chiudo, baci a tutti e buone vacanze!

Simone


Pubblico qui il post di Stefania sui frati...


Senape

è giusto che il popolo sappia che a prato, in via donizetti, ci sono i tre frati minori (francescani, ovviamente) più simpatici e disponibili in circolazione.per strada, neanche le moschee cittadine più contemporanee stanno messe accussì, si apre uno sporto, in mezzo al traffico, ai cinesi vocianti e ai pratesi bestemmianti dell’edificio di fronte, in cui si entra e alle 18:30 si può partecipare ai vespri con adorazione eucaristica consecutiva.questi tre, al secolo: simone, giuseppe e alessio, ti accolgono non facendosi né in qua né in là di tutto il casino proveniente dall’esterno e ti fanno sentire meglio che a casa tua, con sorrisi sereni e lieta accettazione di quello che l’ambiente offre, siano pii cristiani oranti o miscredenti caciaroni la cui voce la porta il vento. un’adorazione eucaristica era tanto che sentivo il bisogno di farla e non mi sarei aspettata di goderne una in quelle condizioni ambientali ma così è perchè la realtà è questa in questo spazio e in questo tempo.comodo isolarsi negli eremi per trovare la propria spiritualità, oddio, non è che io li disdegni e son certa che l’ambiente che prediligo per avvicinarmi allo spirito sarà sempre quello: tranquillo e immerso nella natura, ma la verità vera di chi svolge una missione per Dio fra gli uomini, è proprio “fra gli uomini” e mai me ne sono resa conto come l’altra sera a prato, quasi in mezzo di strada.l’adorazione sta ancora lavorando dentro di me e averne colto l’essenza in quel contesto le ha dato un valore aggiunto.la serata poi, con noi tre fratellini comunitari fatti ammarare lì dalla fra, è proseguita con lieta cenetta nel “chiostro del ‘400″ di gusto tipicamente francescano (affacciano nel cortile in comune con i frati una stireria e una falegnameria con mura e pavimento di cemento, in cui verso le 20:20 è rientrato un camion parcheggiato a un metro dal nostro tavolo imbandito, ovviamente), risate e racconti, sia seri che faceti.ci siamo un po’ esposti con loro, anche se le loro facce quando abbiamo fatto loro capire che li avremmo voluti un po’ come guide spirituali erano un po’ sfavate come per dire “oh, no, adesso pure questi…” …abbiamo saputo che gestiranno il nuovo corso sulle 10 parole da ottobre in piazza savonarola, siamo tutti giulivi di averli agganciati ehehe, non si libereranno facilmente di noi…la fra se li lavorerà lentamente di pnl, nel frattempo abbiamo trovato un percorso valido da fare insieme, che era la principale cosa da fare per dare le basi a una partenza comune.nessun link da dare e poca roba da trovare su wikipedia: fate un salto, tutto lì.

lunedì 30 giugno 2008

Incontriamoci a Bose!

Il monastero di Bose è senza dubbio un luogo privilegiato per un po' di meditazione e per ritrovare sé stessi, per incontrarsi appunto (con sé stessi e con gli altri). Io non ci sono mai stato, ma il luogo, la fraternità e il suo priore (Enzo Bianchi) rappresentano molto per me, sono come un tracciato, una via: per questo sento che devo incontrare e conoscere questa realtà, e farlo presto.
E allora perché non incontrarsi là? Con Stefania e Francesca avremmo voluto andarci quest'estate, ma non avevamo davvero idea che ci fosse tanta gente (tutto esaurito)!! Dal monastero ci hanno consigliato l'autunno e noi appunto pensavamo di farci un salto la prima settimana di ottobre (diciamo quella che va dal settembre al 5 ottobre). A noi servirebbe per passare un po' di tempo insieme in un luogo particolare, oltre che a prendere contatto con la fraternità e conoscerne la vita. Sarebbe bello se potessimo incontrarci anche con altri che bazzicano questo blog: che ne dite? Intanto ho lanciato il sasso, vediamo poi come evolve la situazione... A presto, auguro veramente una pienezza di pace a tutti!

lunedì 16 giugno 2008

in giro

wow, domenica ci siamo riempiti di esperienza condivisa, un po' in direzione di informarci meglio su come muoverci per lanciarci nel progetto di comunità per renderlo pratico e reale, un po' per passare semplicemente del tempo insieme per conoscerci meglio.
il pomeriggio è iniziato con me che arrivo in ritardo, seppur avendola avvertita (tardi) da francesca che sbollentava sbatacchiando il bauletto del motorino per pulirlo un po', di lì a poco più in là a casa di simone dove abbiamo fatto il pieno di coccole ai gattini nati da un mesetto compiacendoci l'un l'altro di quanto amanti dei felini siamo.
dopo aver sgrifato l'ottimo dolce fatto dalla mamma di simone e aver parlato un po' del lavoro di francesca, nonchè mio, ci siamo avviati verso quarrata in macchina, perdendoci nella bella campagna un paio di ilari volte prima di trovare la meta: la casa della solidarietà- rete radié resch.
alla casa ci accolgono con un bel cagnolone nero non molto convinto di dover essere ospitale come invece i suoi padroni bipedi sono stati e con un odore di marmellata in preparazione in cucina...
sergio e patrizia sono stati molto accoglienti con noi e hanno risposto a tutti i nostri dubbi e domande raccontandoci la storia di come e perchè quel gruppo si è legato e organizzato come attualmente lo conosciamo.
usciamo soddisfatti di aver incontrato più da vicino una realtà che ci somiglia abbastanza e sentendoci forse un po' meno mosche bianche, un po' più sollevati che SI-PUO'-FA-RE!! sebbene con un lungo percorso iniziale e probabilmente ragionando bene su tanti compromessi che forse saranno necessari almeno per partire.
mumble...mumble...
poi ci dirigiamo mesti verso un cinema per vedere un film che ci lascia un po' straniti, "e venne il giorno" beh, ne usciamo abbastanza...boh, inquieti? allucinati? non so...
finale di serata a elemosinare tre posti a tavola in una pizzeria della periferia fiorentina dove ci nutriamo adeguatamente prima di tornare, io e fra, a riprendere i nostri poderosi mezzi a casa di simone non senza aver prima lisciato la dolce gattina bianca e tigrata dai begli occhi verdi.
bella giornata, un po' speciale, un po' qualunque ed è così che vorremmo la nostra realtà quotidiana: speciale e qualunque.

martedì 10 giugno 2008

L'uomo: immagine e somiglianza di Dio... oppure no?

Scrivo queste riflessioni a carattere esclusivamente personale. C’entrano poco col progetto di questo blog, ma credo siano utili per conoscere un po’ meglio me e il mio personale vivere e sentire il credo cristiano. E anche perché davvero vorrei uno scambio sincero su questioni che mi stanno molto a cuore e che credo stiano portando ad un pericoloso autolesionismo della Chiesa. Credo nel valore del dialogo, che se costruttivo non può che arricchire: per questo condivido queste mie riflessioni. Non è il dialogo che si deve temere, piuttosto mi spaventa chi del dialogo ha paura. Il dialogo, aperto e costruttivo e talvolta fatto anche di critiche, è per me irrinunciabile e vorrei che fosse la pratica quotidiana nella futura fraternità.

Osservo con preoccupazione e con profondo sconforto l’inversione di ruoli e di priorità tra l’uomo e le istituzioni (confini di stato, famiglia e matrimonio, status sociale...) che si sta verificando nella nostra società odierna, sia a livello politico sia a livello della Chiesa “ufficiale”, quella che personalmente definirei la “Chiesa dei palazzi”. Ed è proprio il fatto che di questa inversione sia co-protagonista la Chiesa che mi genera sconforto.

E’ di queste settimane la polemica su una legge scellerata che vorrebbe perseguire persone in difficoltà che fuggono da paesi nei quali si muore per la fame o per la guerra, in cerca di una vita più umana: capisco colpire i delinquenti, ma che senso ha colpire anche i tanti che si limitano a chiedere di essere accolti in un paese dove non ti piovono pallottole addosso o dove possono trovare cibo anche nella spazzatura (tanto è quello che noi, sazi, buttiamo via)? Cosa viene prima, l’essere “uomo” o l’avere una cittadinanza? E’ un passaporto che da’ dignità all’uomo? E’ un lavoro che rende l’uomo pienamente un essere umano? E la Chiesa dei palazzi che fa? Dove sono le reazioni sconsiderate che si registrarono non molto tempo fa quando in parlamento si discuteva di diritti e doveri civili alle coppie non sposate? Allora si arrivò addirittura ad un documento ufficiale di condanna: adesso la situazione è meno grave?!? Cosa viene prima, l’istituzione “matrimonio” o il comandamento universale di Amore per il prossimo (anche per il nemico) che Cristo ci ha lasciato? Dov’è l’essere uniti e il badare di non far mancar nulla al prossimo tipico delle prime comunità cristiane? Non chiedo che tutto questo sia tenuto in considerazione dallo stato (che è laico e dovrebbe prendere decisioni autonome e indipendenti da credi religiosi): ma la Chiesa dov’è? E’ lei che dovrebbe alzare la voce con forza, con più forza dell’altra volta, se vuole mantenere credibilità, se vuole continuare a dirsi portatrice dell’annuncio di salvezza di Cristo...

Un altro esempio, davvero deprimente per un cattolico come me. E’ di ieri la notizia che un vescovo (di Viterbo, per la cronaca) ha negato le nozze in Chiesa ad una coppia di fidanzati perché il giovanissimo sposo, in seguito ad un incidente, potrebbe non recuperare l’uso delle gambe e con esso la possibilità di procreare. E questo contro la richiesta, meditata e condivisa, dei due sposi di veder benedetta la loro unione, come pure contro la volontà del parroco, che avrebbe voluto celebrare le nozze. Mi chiedo: dove sta allora l’impedimento a che due ragazzi che vogliono donarsi l’uno all’altra (che meraviglia! tanto più se si pensa alla situazione di lui e al coraggio, evidentemente fortificato da un grande amore, di lei!) possano essere uniti in matrimonio religioso? La risposta è sconcertante: in una norma del codice canonico! Sembra incredibile, ma è così: la Chiesa di Cristo, che sa che la salvezza non viene dalla Legge ma dalla Grazia, quella Chiesa che dovrebbe comunicare al mondo l’Amore universale di Cristo per tutti gli uomini (le Encicliche servono veramente a poco se poi i fatti concreti sono questi!), uomini che sono prima di tutto immagine di Dio (per creazione) e fratelli (in Cristo), indipendentemente da come vengono etichettati (clandestino, impotente, omosessuale, prostituta, divorziato, progressista...), ebbene quella Chiesa si costringe ad un codice! Non bastava la Legge, quella legge che “genera morte”, c’era bisogno di altre norme! Ma crediamo davvero che Dio Padre possa essere limitato nella Sua onnipotenza e nella Sua infinita misericordia da decisioni prese da uomini? Perché tutti questi timori e tutte queste chiusure nella Chiesa di oggi? L’uomo è ancora “immagine e somiglianza di Dio” a qualunque delle categorie sopraindicate appartenga oppure no? Si ha forse paura che il consenso a nozze tra persone che non possono generare possa incrinare il veto al riconoscimento di unioni omosessuali? Che possa far cadere l’ipocrita distinzione tra “l’amore ordinato eterosessuale” e “l’amore disordinato omosessuale”? Dov’è finito l’amore come “donazione dell’uno verso l’altro” di cui parla la bellissima enciclica “Deus Caritas Est” (e ovviamente il Vangelo)? Dove si vede, nei fatti, il messaggio di quell’enciclica? Questi atti di cui siamo (purtroppo) testimoni sviliscono profondamente l’istituzione del matrimonio, riducendolo ad un qualcosa (non saprei davvero come definirlo) che serve esclusivamente per la procreazione. Ma in questo disegno l’Uomo dov’è? Io ci vedo solo un animale che è chiamato a dare il suo contributo per la conservazione della specie...

Questa Chiesa, alla quale ribadisco la mia appartenenza, è ancora Cattolica (universale)? A me sembra che tenda a diventare sempre di più la Chiesa di pochi: dentro le famiglie fondate sul matrimonio, dentro i consacrati e pochi altri. E il resto? Tutti fuori? In cosa si vede la cura pastorale per gli altri? Nel continuo ribadire discriminazioni e condanne? Dov’è che si cerca il dialogo (sincero, fatto di autentico scambio bilaterale)? Si è dimenticato, a proposito di famiglia e morale sessuale, che in tutto il Vangelo l’unica condanna è per chi abbandona il coniuge, mentre praticamente nulla si dice della tanta morale sessuale che oggi sembra occupare il posto principale dell’annuncio della Chiesa? Certo sono il primo a dire che l’uomo non può dire: “tutto è permesso”. Ma non perché è scritto in regole e codici! E’ soltanto frutto della piena coscienza che ogni volta che si toglie Dio dal centro e ci si mette l’uomo si fanno disastri. Cerchiamo di comunicare questo agli uomini, invece delle leggi! Quante pecore si sono perdute a causa di questo annuncio distorto e di questa chiusura? A chi ne sarà chiesto conto?

Mi viene da chiedermi come si sia potuto arrivare a questi eccessi. La risposta la vedo nello scollamento, sempre più evidente, tra i Prìncipi della Chiesa (quelli che vivono la Chiesa nei palazzi, appunto) e la Chiesa “vera”, quella fatta di sacerdoti (che vivono la Chiesa tra la gente) e di persone comuni. Personalmente trovo che pretendere di vivere la Chiesa in un palazzo (sia esso vescovile o papale) sia una aberrazione terribile: si perde il contatto con la creazione di Dio, che è l’uomo, ogni uomo, col suo vissuto quotidiano, con i suoi problemi, con la sua umanità. Pretendere di meditare la Parola senza “vederla” e leggerla nel prossimo perde di significato: non è più seguire Cristo, diventa fare pura filosofia! Onestamente, riflettiamo su questa domanda: crediamo davvero che se Cristo tornasse oggi sulla Terra si circonderebbe di agi e di politici? Crediamo davvero che vorrebbe guidare la Sua Chiesa con documenti ufficiali, chiuso in un palazzo? Io credo che farebbe esattamente come fece duemila anni fa: andrebbe in prima persona per strada, tra la gente. Avvicinerebbe le folle per parlare loro dell’Amore e della misericordia del Padre, prendendo ora acclamazioni e lodi, ora insulti e sassate. Andrebbe tra le prostitute e i peccatori e mangerebbe di nuovo con loro. Si lascerebbe avvicinare da coloro che vengono allontanati dalla società, da coloro che vogliamo non vedere né sentire (allora i lebbrosi, che erano considerati impuri, oggi forse sono gli omosessuali). Andrebbe di persona laddove rischia di ricevere insulti e sputi, nelle tante samarie e galilee di oggi. Rovescerebbe anche oggi, come e più di allora, i tavoli dei mercanti nel tempio. Condannerebbe anche oggi, come allora, i farisei e il fariseismo dilagante anche in coloro che si dicono Suoi fedeli, il voler imporre attraverso la Legge (e i codici) pesanti fardelli al prossimo. Anche oggi, come allora, ribadirebbe che i comandamenti sono due e parlano di un Amore immenso e universale... Ieri Egli, con un atto libero di Amore, si lasciò inchiodare alla croce per sollevare noi dal peso del peccato, seguendo l’Amore infinito che partecipava col Padre. Oggi noi non esitiamo ad inchiodare alla croce il nostro prossimo (o addirittura il gregge che dovremmo condurre con carità) seguendo leggi e codici che noi stessi abbiamo generato.

Scriviamo tanto sull’Amore e sulla misericordia... Ma non sarebbe il caso di riscoprire davvero, nei fatti, quell’Amore di cui ci riempiamo la bocca e per il quale gettiamo tanto inchiostro? Non sarebbe il caso di togliere, con coraggio, almeno una parte delle tante leggi che ci siamo costruiti e tornare ad ascoltare ed accogliere l’uomo (ogni uomo!), indipendentemente dalla categoria che gli abbiamo cucito addosso? Non sarebbe davvero il caso di riportare l’uomo, e non le istituzioni, al centro della stupenda creazione di Dio? Ricordiamo ciò che viene ribadito con varie espressioni in tutti i Vangeli: “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”... Le parole di Giovanni mi stanno fisse davanti: “Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto”. Siamo davvero sicuri di riuscire sempre a riconoscere Cristo nel mondo, nel prossimo? Io no, ma della mia cecità sono pienamente convinto. Ma i nostri pastori sono davvero sicuri che Cristo lo si debba cercare nella sterilità di un codice invece che nella ricchezza della diversità umana?
Scusate lo sfogo e perdonate se queste parole hanno potuto offendere qualcuno: credetemi, non era mia intenzione. E’ solo un grido, per grazia di Dio non così isolato, di un cristiano che cerca risposte e che a volte stenta a riconoscersi nella sua Chiesa. Chiunque lo desideri può commentare: chiedo solo pacatezza nelle risposte e di fermarsi un po’ a riflettere prima di scrivere.

giovedì 29 maggio 2008

Due appelli importanti

Assisto con preoccupazione al clima di intolleranza e di paura che sta montando in Italia contro minoranze etniche e categorie deboli come i rom e, più in generale, gli extracomunitari (ma la stessa cosa potrei dirla per altre categorie: che dire degli omosessuali?). Sarà che io con alcuni di essi ho a che fare ma i racconti di ciò che sta accadendo da un paio di settimane mi fanno davvero male: persone che non delinquono e che hanno come unica colpa quella di non avere un pezzo di carta hanno rischiato di trovarsi catapultati in un paese che ormai non è più il loro, nel quale non hanno niente e nessuno e che sono stati "graziati" solo grazie all'intervento della persona giusta! Ma cosa vale di più, un pezzo di carta o l'essere qui, vivi, in carne ed ossa? Forse un uomo se non ha un certificato non è più un uomo? Ma che razza di civiltà è questa?

Come cristiano non posso non sentirmi ferito da questa intollerabile violenza, e mi stupisco di come tanti altri cristiani invece non ci facciano caso... Ricevo quindi con gioia un appello che viene da un gruppo cristiano di Torino (Chicco di senape) riguardante proprio queste tematiche. Potete trovare il testo completo sul sito http://www.chiccodisenape.wordpress.com/, dove chi vuole può anche sottoscrivere l'appello. Pubblico qui solo alcuni estratti:



Il volto di ogni uomo è immagine di Dio
[...]
Alcuni italiani credono che il rifiuto di chi è ritenuto "diverso" crei sicurezza per il territorio. Il bisogno di sicurezza appartiene ad ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo: la sicurezza è diritto e speranza di ogni uomo. E' il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione nel nostro prossimo.
[...]
Sappiamo che occorre governare fenomeni sociali complessi: offrire un'informazione che aiuti a comprendere la complessità del reale e non a proporre false equazioni tra immigrazione e criminalità seminando odio e paura.
[...]
Crediamo che si costruisca sicurezza laddove si costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, dove i cittadini partecipano alla vita comune.
Come credenti ricordiamo la preghiera di Gesù nell'ultima cena, quando affida al Padre i suoi chiedendo che tutti siano uno, come Lui e il Padre sono uno. Indicava così nell'essere uniti e coesi il valore più prezioso, lasciando come testamento uno stile di vita. Non possiamo dimenticare questa richiesta ai discepoli di essere strumento di unità.
Chiediamo ai fratelli credenti, ai figli di Abramo, uomo dell'accoglienza della volontà di Dio e di ogni ospite che si affaccia alla sua tenda, di non abbandonare la speranza e di lottare perché nel volto di ogni uomo sia rispettata, riconosciuta ed amata l'immagine di Dio.
E chiediamo ai nostri Pastori di accompagnare con voce forte la presenza del messaggio di amore che il Cristo ha affidato ai suoi, sostenendo ogni azione di servizio ai più deboli, nella tradizione dei discepoli dell'unico vero Maestro, che non ha rinunciato a combattere e denunciare ogni ingiustizia.
Il grido dell'Apocalisse (3, 15-16) "... conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca" scuota le nostre coscienze.


Credo davvero che sarebbe opportuno un grido forte e autorevole da parte dei rappresentanti della Chiesa contro ogni forma di discriminazione e di intolleranza: non sono più importanti temi come questo, che riguardano direttamente la vita di molti fratelli, piuttosto che le preoccupazioni sul sostegno alle scuole cattoliche o sui rifiuti in Campania? C'è davvero da rallegrarsi di questa nuova fase politica che si è aperta e che già sta facendo simili danni?

Ne approfitto per accogliere e diffondere un'altro appello simile al precedente che arriva da un'altra coraggiosa associazione cristiana (Pax Christi) che ha il coraggio di gridare contro ingiustizie spesso taciute o solo sussurrate dagli organi ufficiali. Trovate il documento completo sul sito dell'associazione (http://www.paxchristi.it/) o direttamente al link http://www.peacelink.it/paxchristi/a/26199.html
Lo riporto qui solo in parte, anche se vale davvero la pena di leggerlo tutto.


Documento su nomadi e migranti (Pax Christi Italia)
Lo sgombero del campo rom di via Bovisasca a Milano, il 1° aprile u.s. e ancor più l'incendio del campo di via Ponticelli, nella zona orientale di Napoli, il 14 maggio u.s., hanno richiamato la pubblica attenzione, non soltanto sulle disumane condizioni di vita in cui versano migliaia di persone, ai bordi delle nostre città, senza che vengano riconosciuti loro i Diritti Umani fondamentali e garantiti quei servizi minimi che, sanciti dai Trattati Internazionali, anche il nostro Paese ha sottoscritto, ma soprattutto quella mentalità violenta ed esclusivista con cui si vorrebbe costruire la società del futuro.
Di fronte al triste spettacolo di persone spaventate e disperate, cacciate senza alcuna prospettiva, che nella concitazione del momento perdono molte delle loro povere cose, compresi - in alcuni casi - i documenti che ne attestano l'identità; di fronte agli occhi impauriti dei bambini che, allontanati dai quartieri in cui avevano mosso i primi passi dell'integrazione, finiscono ad ingrossare le fila dell'abbandono scolastico; di fronte al disagio delle donne in stato di gravidanza e di molti neonati; di fronte a questo modo di intendere il servizio istituzionale e all'arroganza di semplici cittadini che si ergono a giustizieri e tutori dell'ordine pubblico ... facciamo fatica a riconoscere il volto democratico e civile del nostro Paese, così come le conquiste civili sancite nella Carta Costituzionale.
Riaffermando perciò la ferma convinzione che una società sicura e ordinata possa essere costruita soltanto sul rispetto dei Diritti Umani, universalmente garantiti, lamentiamo che la logica adombrata tanto in certi incresciosi episodi quanto nei provvedimenti discussi in queste ore, non fanno che sconfessare quelle "radici cristiane" tanto facilmente menzionate e strumentalizzate nel dibattito sociale e politico.

A tale proposito vogliamo ricordare a tutti e in particolare ai cristiani quanto Giovanni XXIII scriveva, ormai 45 anni fa, nell'Enciclica Pacem in Terris: «Ogni essere umano ha il diritto alla libertà di movimento e di dimora nell'interno della comunità politica di cui è cittadino; ed ha pure il diritto, quando legittimi interessi lo consiglino, di immigrare in altre comunità politiche e stabilirsi in esse (cf. Radiomessaggio natalizio di Pio XII, 1952). Per il fatto che si è cittadini di una determinata comunità politica, nulla perde di contenuto la propria appartenenza, in qualità di membri, alla stessa famiglia umana; e quindi l'appartenenza, in qualità di cittadini, alla comunità mondiale».

lunedì 5 maggio 2008

Vediamo se riesco ad essere un po' più chiaro... ;-)

In questo weekend io, Ste e Fra abbiamo avuto modo di vederci e scambiare due chiacchiere (sempre interessanti e fruttuose). Abbiamo convenuto che è l'ora di iniziare un percorso insieme, nell'attesa che si concretizzi qualcosa (la casa: AAA donazione cercasi!! ;-) ). Ma di questo parleremo poi... Piuttosto, il loro spirito pratico (menomale che ci sono loro a compensarmi!!) mi ha fatto notare come dai miei post si capisca poco il progetto e le motivazioni che mi ci hanno spinto. In effetti devo riconoscere dire che un po' di ragione ce l'hanno, quando mi ci metto sono decisamente dispersivo e ripetitivo!! E allora vediamo di chiarire un po' le idee (però vi avverto, non mi sarà facile essere breve!! ;-) ).

Allora, da dove nasce questa mia spinta? Da una cosa molto precisa: aver preso profondamente coscienza che al di fuori dell'annuncio evangelico non si può trovare un senso pieno a questa vita. Molti cercano la vita in cose di questo mondo: la famiglia, il successo, la carriera, i soldi, il sesso, la bellezza... Il problema è che nessuna di queste cose in sé può dare la vita (cioè riempire la tua vita, dare un senso pieno alla tua esistenza) perché uno solo è Colui che può dare la vita: Colui che la possiede in pienezza, cioè Cristo. Fondare la propria vita su altro che non sia Cristo è seguire idoli, che senza dubbio possono dare soddisfazioni e gioie momentanee, ma che alla fine si riveleranno per quello che sono: cose di questo mondo, destinate a passare.

Io vengo esattamente da questa esperienza: una vita fondata su idoli, reso ancor più cieco dal considerarmi tutto sommato un "buon cristiano" perché praticante e di convinto di essere "persona di buoni sentimenti". Improvvisamente questi idoli sono crollati, si sono rivelati per quello che erano: illusioni, cose che la vita non la possedevano (e quindi non potevano riempire la mia), cose destinate a finire. E mi sono trovato a terra, smarrito, disorientato. E questo è accaduto in seguito ad una perdita molto cara e sofferta: come spesso accade sono i traumi inaspettati e improvvisi che ti danno una spinta, ti scuotono alle radici. Ed è proprio qui che ha potuto finalmente farsi un po' di spazio la voce di Dio, finora soffocata dai miei progetti, dalle
mie illusioni, dal mio egoismo. E' qui, in questo silenzio improvviso e profondo fatto di domande che non trovavano risposte, che ho riscoperto l'annuncio evangelico nella sua essenzialità, nella sua fondamentale importanza per ciascuno di noi. Guardandomi intorno vedo persone con sguardi spenti, che vivono la vita come fosse una lotta alla sopravvivenza. Tante persone che riempiono la vita di progetti e di occupazioni per cercare di sfuggire alla verità più evidente e più spaventosa: letta con la logica di questo mondo la vita non ha senso. Non hanno senso i fallimenti, le malattie, gli incidenti, il dolore: tutte cose che vengono a mostrare all'uomo la sua precarietà, che vengono a limitare in modo pesante la libertà d'azione e di scelta dell'uomo. E queste cose, poiché colpiscono i tuoi progetti e li distruggono, ti tolgono la vita, ti schiacciano. E infatti si cerca di vivere cercando di non pensare alla sofferenza e al dolore ma rienpiendoci la mente di bei progetti, pensando al futuro, illudendoci di vivere in eterno, sempre in salute e sempre circondati dai propri cari, anch'essi in salute, eccetera eccetera. Questa è una visione molto bella ma che non corrisponde alla realtà che ci è data di vivere.

Quale risposta allora? Che si deve fare? Abbandonare tutto e rigettare completamente ciò che può dare il mondo? No, certamente! Anzi ci sono cose importanti che il mondo può dare. Ma è fondamentale prenderle per quello che sono, avendo piena coscienza che la vita vera non sta lì: prendere quindi ciò che di buono il mondo può offrire (che è molto) ma avendo lo sguardo fisso all'annuncio evangelico, alla Parola, unico mezzo che può riuscire ad illuminare il buio nel quale spesso ci sentiamo immersi. Immerso in quel buio profondo ho trovato consilazione nella Parola, lì ho capito che la vita può essere letta con una chiave più profonda. E' lì che ha cominciato a cedere quel velo spesso che mi impediva (e spesso mi impedisce ancora) di vedere il senso della vita. L'annuncio di salvezza che quindi va posto come punto fisso della vita di un cristiano e che può cambiarti completamente, radicalmente.

Molti declinano l'essere cristiani in modi diversi, anche abbastanza pittoreschi: essere buoni, onesti, volenterosi, aiutare gli altri, fare elemosina, fare volontariato... tutte cose buone ma che sono soltanto una conseguenza di un rinnovamento del proprio essere ad opera di Cristo. Essere cristiani in definitiva significa una sola cosa: ascoltare Cristo (ricordate l'episodio di Marta e Maria? O quello del buon pastore?) e seguirlo. Solo restando radicati in Cristo, vera vite, noi tralci possiamo portare buon frutto.

Allora, quale spinta sento di aver ricevuto? La spinta a cercare di imitare l'esempio delle prime comunità cristiane, che il senso dell'annuncio evangelico lo vivevano più pienamente. E non c'è da studiare molto, basta aprire gli Atti degli apostoli per trovare ciò che mi illuminò e che sta ancora davanti a me come meta:
"Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. [...] Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo" [Atti 2, 42-47].

Questo è il modello. Raggiungerlo è certamente difficile, non mi pongo mete eccessivamente elevate. Però credo che a questo modello ci si possa avvicinare non solo nelle realtà monastiche ma anche nella società civile: è possibile fare qualche piccolo passo in questa direzione ed è proprio questo che vorrei poter fare, nel rispetto dell'individualità dei singoli e delle proprie e diverse necessità. Quindi non imporre molte regole ma cercare di camminare un po' insieme, cercando momenti di confronto tra di noi, con gli altri e con la Parola. Cercare anche di tendere la mano all'altro, che sia dentro o che sia fuori, aiutandolo concretamente anche nei bisogni materiali. Una piccola comunità, quindi, radicata nella società e senza vincoli eccessivamente stringenti, ma che sappia bene a chi tendere lo sguardo e da dove trarre la spinta per agire.

lunedì 28 aprile 2008

20 domande e 20 risposte di Madre Teresa di Calcutta

Ci sono state nel mondo, e ci sono tutt'ora, figure che sono come fari nella nebbia: il loro esempio ha il potere di fare breccia nella foschia nella quale viviamo (spesso senza accorgercene) come una luce che indica una via. Una di queste figure, per quanto mi riguarda, è senza dubbio Madre Teresa di Calcutta.
Proprio stasera, rientrando a casa, ho trovato un foglietto che hanno riportato i miei genitori di ritorno da Lourdes: sul davanti c'è la mappa del luogo, sul restro questo pensiero di Madre Teresa, dal titolo "20 domande e 20 risposte". Lo riporto senza commentare, credo che ogni parola da parte mia sarebbe inutile.

Il giorno più bello? Oggi.
L'ostacolo più grande? La paura.
La cosa più facile? Sbagliarsi.
L'errore più grande? Rinunciare.
La radice di tutti i mali? L'egoismo.
La distrazione migliore? Il lavoro.
La sconfitta peggiore? Lo scoraggiamento.
I migliori professionisti? I bambini.
La felicità più grande? Essere utile agli altri.
Il mistero più grande? La morte.
Il difetto peggiore? Il malumore.
La persona più pericolosa? Quella che mente.
Il sentimento più brutto? Il rancore.
Il regalo più bello? Il perdono.
Quello indispensabile? La famiglia.
L'accoglienza migliore? Il sorriso.
La medicina migliore? L'ottimismo.
La soddisfazione più grande? Il dovere compiuto.
La forza più grande? La fede.
La cosa più bella al mondo? L'amore.
Madre Teresa

lunedì 7 aprile 2008

Come lo vedo io...

Rieccomi qua dopo un bel po' di pausa! Non sono stato completamente ad oziare, co mancherebbe! Anzi, ho un bagaglio di esperienze in più, anche non pertinenti all'argomento... ma non è questo il momento e il luogo per parlare di questo. Piuttosto vediamo di iniziare a buttar giù un po' di idee! :-)

Allora, prima di tutto le idee-guida. La parola d'ordine vorrei fosse "Aperto". Aperto alle persone, aperto alle diversità di opinione, aperto al dialogo (quello vero, non di facciata), al confronto, anche tra culture diverse e posizioni di fede diverse. Vorrei che sulla porta ci fosse un'iscrizione che recita più o meno così:
"Varcando questa soglia ti chiediamo di lasciare le tue chiusure, i tuoi pregiudizi, le tue verità assolute fuori: fai spazio, dentro di te, all'altro".
Beh, certo, tutto si può migliorare, l'ho scritta di getto adesso quindi non è venuta benissimo... ;-)

Questo vuol dire che la casa dovrebbe essere aperta a chi vuol entrare, a chi cerca qualcosa che fuori non trova. Certo la base è e resta il Vangelo, il credo cristiano: è una base insindacabile. Ma l'accoglienza si estende a tutti, specie a chi vorrà compiere un percorso di crescita interiore o a chi si troverà in un momento di difficoltà (ragazze madri? bambini in affidamento?). Certo qualche regola per accettare o meno altri fratelli in pianta stabile ci dovrà essere, immagino... per questo ci serve qualche guida più esperta di noi (carissimi sacerdoti, frati, religiosi, fatevi avanti!!!).

Vorrei poi che la casa e le persone che vi abiteranno fossero la base per chi vive nelle vicinanze (e non). Quindi vorrei che si potessero organizzare momenti di riflessione comune, invitando varie personalità in ambito religioso o sociale, che venissero organizzati dopo-scuola o spazi ricreativi, spazi dedicati alle catechesi (ragazzi e adulti), spazi per bambini e anziani, laboratori creativi e chi più ne ha più ne metta!

Quindi, come dovrebbe essere la casa? Dovrebbe essere grande! Ci si dovranno ricavare diverse camere (per chi ci vivrà e per chi vorrà essere ospite per un po'), avere qualche grande stanza da usare come spazio comune (la cucina, anche per ritrovi ecc..., uno studio/biblioteca, un salone), ovviamente più di un bagno, e soprattutto un po' di spazi da dedicare alle attività suddette: almeno un paio di grandi stanze (o un attico) da dedicare al laboratorio creativo e alle attività per ragazzi o anziani o tutti e due! E poi ci vorrà un po' di spazio all'aperto: vorremmo che ci fossero degli animali (qualche gallina per le uova, una cane, tanti gatti...), un orto (utile anche per le attività di ospiti anziani o che vogliano rendersi utili in qualche modo), uno spazio per i bambini (anche con problemi di handicap). Il luogo dovrebbe quindi essere non proprio in città ma neanche troppo fuori: deve essere facilmente raggiungibile per poter essere fruito da più persone possibile.

Beh, che ne dite? Potrebbe venir fuori qualcosa di buono, eh? Rinnovo quindi l'appello a chi legge: ci serve un luogo!!! Anche una grande canonica disabitata andrebbe benissimo (c'è nessuno della curia? qui ci sono dei ragazzi volenterosi, sfruttateli!!). Ovviamente accettiamo anche donazioni! ;-)

Adesso lascio spazio agli altri, riscriverò presto. E ovviamente rinnoverò l'appello ogni volta... Un abbraccio a tutti e un augurio di vivere nella serenità e nella pace!

Simone

sabato 29 marzo 2008

si cresce!!

hey! si cresce di numero per lo meno, vediamo anche di crescere in tutti i sensi!
simone mi ha appena dato l'accesso come coautrice del suo prezioso blog.
chi sono? sono la controparte agitata, istintiva e appena appena piu' attiva del mio amico che non so che gli è preso e come ma, in botta (o almeno credevo che lo fosse), una sera mi disse che praticamente voleva vivere con me.
eh, sì, pochi giri di parole! non c'è nulla da fraintendere: mi aveva individuato, sapientemente, come una possibile, e probabile, sorella di comunità e in effetti non si sbagliava.
sono un disatro su tutta la linea per quanto riguarda me stessa ma il meglio di me lo do sempre quando faccio le cose con gli altri e per gli altri, tenendo bene a mente che si debbano fare anche per noi stessi le cose, perche' non e' che ci sia un voto al martirio dentro di noi.
io ho vissuti di fede e di frequentazione cattolica molto diversi dai suoi, non sono cresciuta da credente frequentante: diciamo, sono stata "autodidatta" fino ai miei 17 anni nel cui novembre le mie brave suorine del sacro cuore, scuola in cui "studiavo" (non e' proprio il termine adatto) proposero, passando classe per classe a raccattare virgulti, di fare la cresima, che sapevo essere la confermazione del battesimo e che tanto apprezzavo e mi sentivo addosso.
piccolo particolare tecnico: mi son sentita di uscire di corsa a riacchiappare la preside per il velo per farle notare che in quegli otto anni di scuola cattolica io non mi ero mai confessata né tantomeno avevo mai fatto la comunione.
manca poco la mi si sviene.
mi sgrana un po' gli occhi e realizza lucidamente il da farsi ma soprattutto cerca di rendersi conto se io mi rendevo conto di cosa volesse dire accettare i sacramenti e fare dieci lezioni di catechismo fitte fitte con la madre superiora, successivamente fare in due settimane prima confessione, prima comunione e cresima con il gruppo che si era iniziato a "preparare", (ehm non e' la parola adatta nemmeno questa, visto che gia' da adolescenti molti erano consapevoli che avrebbero fatto la cresima per poi potersi sposare in chiesa, come "da tradizione" ) in parallelo.
in fondo non aspettavo altro da tempo.
l'invidia di tutti quelli che facevano la comunione alla messa della scuola e a me toccava, se pur non me ne lamentassi affatto, cantare e guardare, era cresciuta anno dopo anno e volevo dare una collocazione alla mia fede, della cui esistenza in me sono sempre sempre stata consapevole.
essere cattolici per davvero mi sembrava una fatica insormontabile: farsi un esame di coscienza profondo prima di fare la confessione per poter ricevere il corpo di Cristo non mi pareva un giochetto da ragazzi e stimavo molto i cuori piu' semplici del mio che lo riuscivano a fare spesso.
dovevo rimboccarmi le maniche dunque, guardando indietro dicendo "ok, 17 anni fa ho ruttato in faccia al prete che mi battezzò con i miei, giulivi, che mi tenevano in collo, e ora che me ne faccio di questo battesimo?" e poi guardarmi avanti dicendo "mh, e quando mi sono confermata cattolica, come farò fronte alla coerenza di esserlo nella vita?".
alla prima domanda mi aiutò la preside a rispondere, proponendomi la cresima, ma soprattutto la tanto desiderata comunione, che, per inciso ho fatto con tre gatti in chiesa a scuola, vestita di jeans sfrangiati con scritto ABBA su un ginocchio e un golf giallo, alla seconda non ho ancora saputo rispondere ma la strada la sto battendo, da sola e con altri.
bene, il seguito alle prossime puntate, seguiteci, fateci domande, proposte, anche solo un saluto, insomma dateci un segno!!
stefania
il mio debole: mi garba mescolare. ecumenismo. canto. varie issues del sociale.